Ferro (elogio)

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Piu che elogio al ferro sarebbe piu’ giusto dire elogio al suo ossido o piu’ semplicemente elogio alla ruggine.
Si, la ruggine, quella che tutti inorridiscono al suo apparire magari lungo una ringhiera del balcone o sulla carrozzeria della propria auto e la vedono come un qualcosa da fermare o da eliminare per noi ceramisti è qualcosa di speciale, di importante e fortunatamente esiste.
A volte il ferro non lo vediamo perchè è nascosto nei meandri di una argilla verdastra ammuffita ma durante la cottura si trasforma rivelandosi nella sua interezza e magicamente colora di rosso i nostri vasi dei fiori in terracotta; infatti il ferro durante la cottura in presenza di ossigeno, ( il termine tecnico e’ cottura in ossidazione) ad esempio in un forno elettrico, si ossida o si arruginisce e diventa rosso.
Quindi è la ruggine che da il colore alla terracotta.
Ma non è tutto….con l’ossido di ferro gli antichi Greci hanno creato ceramiche di bellezza infinita.

 

vaso greco
Le ceramiche a figure nere su sfondo rosso e poi a figure rosse su sfondo nero erano realizzate cambiando solo la percentuale di ossido di ferro nella argilla che serviva per decorare (ingobbio) e poi durante la cottura a legna riuscivano a far diventare rosse quelle parti con meno ferro aprendo i camini e nere altre parti di decorazione togliendo l’ossigeno magari inserendo nella fornace legna verde che creava fumo.
Il risultato per nostra fortuna è visibile nei più importanti musei di tutto il mondo.

 

 

 

 

 

vasi etruschi
… e gli Etruschi con argilla molto ferrosa della Maremma, dove vivo, e con una cottura senza ossigeno (il termine tecnico preciso è cottura in riduzione) riuscivano a fare ceramiche completamente nere lucide che sembravano fatte in ferro vero e proprio.
e io mi inginocchio davanti alla loro bravura.

 

 

 

 

 

 


In estremo oriente invece avevano altri tipi di argille che necessitavano di cotture a temperature piu’ elevate.
Nei loro smalti inserivano piccole percentuali di ferro e cuocevano in ambiente prima ossidante e a fine cottura riducente quindi senza ossigeno.
Il risultato era un verde chiaro straordinario talmente unico simile alla Giada, pietra sacra per eccellenza, e da noi identificato sotto il nome francese di Celadon.
Quando per la prima volta vidi queste ceramiche in Celadon provenienti dall’antica Cina e dall’antica Korea al British Museum di Londra rimasi esterrefatto ma al tempo stesso ne uscii depresso.
Come può un essere umano creare tanta bellezza.

 

 

 

 

Avevo appena iniziato gli studi di ceramica con mia moglie Paola e mi rendevo conto che la strada era lunga e tortuosa ma con l’impegno non sarebbe stato impossibile.
Sempre in estremo oriente i giapponesi fecero loro uno smalto ricco di ferro che cuocendo ad alta temperatura prima in ossidazione e poi in riduzione diventava di un bruno con sfumature nerastre: il fantastico Tenmoku.

tenmoku
Ci sono altre cose da dire…..alla prossima.

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